ADONIS - Tammuz, lo sposo
Ascolta me ti prego,
Daemon squisito, dai moltissimi nomi,
dalla morbida chioma ,
tu che ami la solitudine,
ricco di ambili canti.
Etimologia:
Legato ai riti misterici, Adonis (in greco antico Άδωνης, oppure: Άδωνις), dio della vegetazione e della rinascita, era di origine semitica, riconducibile a Tammuz.
Era identificato come Adon, dai cui deriva Adonai (Signore, in ebraico), nome ottenuto dalle lettere occulte dell'impronunciabile YHWH.
Sembra che, anche in Grecia, il suo nome rimanesse Tammuz. Adonis era un titolo onorifico che presto divenne il suo nome per rispetto e amore nei suoi confronti.
Adonis rappresenta la gioventù e la bellezza maschile, solare e piena. L'energia virile e fresca. Alla sua vita e forza vitale, però, non si può pensare senza rapportarsi alla morte e alla resurrezione.
La sua vita, la sua morte e la sua resurrezione sono quelle della natura.
La nascita di Adonis:
La leggenda di Adonis è di origine assira, ma interamente recuperata in Grecia.
Il re di Cipro Cinira (Teia, il nome assiro) aveva una giovane e bellissima figlia, Mirra (Smyrna) che venne punita da Aphrodite a causa della sua scarsa devozione, facendo sì che si innamorasse perdfutamente di suo padre.
Mirra non ebbe pace fino a che, ubiriacando e drogando il re, non le riuscì di giacere con lui per dodici notti di fila.
La dodicesima, però, dopo avere consumato il piacere, il re Cinira accese il lume e con la mente schiarita riconobbe la figlia nel proprio letto.
Mutato il piacere in ira, il re non la perdonò, e la inseguì per ucciderla.
Mirra pregò gli dèi di aiutarla a sfuggire alla furia del padre facendola diventare invisibile, e Aphrodite ebbe pietà di lei e della punizione troppo severa e prima che il padre potesse raggiungerla la mutò in un albero dalla resina profumata: l'albero della Mirra prende il nome proprio dalla sfortunata principessa.
Dopo nove mesi il tronco dell'albero si aprì e dalla sua cavità venne alla luce il bellissimo Adonis.
Una variante della storia vede come causa dell'ira di Aphrodite la madre di Mirra, Cencrèide, che si vantò di avere una figlia più bella della dea dell'amore.
Una volta giaciuta col padre per volere della dea, la fanciulla cercò di uccidersi a causa di quell'amore mostruoso.
Grazie alla nutrice potè salvarsi, ma per pudore una volta scoperto di essere incinta fuggì nel bosco.
Impietosita Aphrodite la trasforma nell'albero della mirra da cui nacque Adonis il quale, secondo il poeta Igino, fece scontare [ad Afrodite] le sofferenze della madre.
Il poeta fa sicuramente riferimento alla morte violenta del giovane che squarcia di dolore il cuore della dea.
Vita e Morte:
Una volta venuto alla luce, il piccolo venne recuperato e trovato dalle Naiadi, ninfe delle acque dolci che lo allevarono e unsero la sua pelle con le lacrime profumate della madre.
Quando Aphrodite vide il fanciullo rimase incantata dalla sua bellezza e impietosita dalla sua triste storia di cui era responsabile e lo prese sotto la sua protezione.
Per tenerlo al sicuro lo nascose in una cassa di legno che mandò a Persephone, ma anche la dea dell'Ade se ne innamorò e lo contese ad Aphrodite.
Fu Zeus a dover mettere a posto le cose stabilendo che l'anno fosse diviso in tre parti: una di esse, Adonis avrebbe dovuto trascorrerlo con Aphrodite, una con Persephone e la terza con la persona di sua scelta.
Secondo un altra versione, Aphrodite conobbe Adone solo quando ebbe già raggiunto l'età adulta.
Le Naiadi avevano fatto di lui uno splendido giovane, un bravo pastore e un magnifico cacciatore.
Quando si videro l'un l'altro, si innamorarono perdutamente l'una dell'altro e vissero insieme a Cipro alla corte della dea come marito e moglie.
Aphrodite tentò invano di convincere Adonis ad abbandonare la caccia. Ma il giovane sposo era troppo attratto dalla vita nei boschi e nei guardini sacri, dal brivido dell'inseguimento.
Durante una caccia, un giorno, venne attaccato da un enorme cinghiale inferocito.
Qualcuno sostiene che fosse mandato da Apollo (per vendetta nei confronti di Aphrodite dal momento che lei aveva ucciso il figlio di lui Erimanto, che l'aveva sorpresa fare il bagno) e dalla sorella Artemide.
Secondo altri il cinghiale stesso era Ares, anch'egli pazzo di gelosia.
Quando il sangue innocente del giovane toccò terra, sbocciarono gli anemoni. Dal sangue della dea che invece corse a soccorrerlo camminando tra i rovi, sbocciarono le rose rosse.
Commosso dal dolore della figlia adottiva, Zeus concesse ad Adone di restare con lei per un terzo dell'anno, un altro terzo con Persefone, che del giovane si era innamorata quando egli era sceso negli inferi, e il resto del tempo con chi Adonis avesse desiderato.
Si dice anche che fosse stata Aphrodite a far sbocciare gli Anemoni, nascondendo il corpo dello sposo morto sotto le lattughe.
Forza della Primavera:
Dio e semidio della vegetazione rigogliosa, degli animali della terra e del cielo.
Con il suo andare e venire dagli inferi, accende e spegne le stagioni. Il suo mito si collega da vicino a quello di Persefone, di cui è l'amante, come lo è di Aphrodite.
Durante le sue feste, le donne attendono l'alba, dopo la sua notte d'amore con Aphrodite, per portarlo fuori, appena discesala rugiada, dal letto della sua sposa.
Insieme a lei lo conducono sulla spiaggia e danzano come le onde, con abiti lunghi fino alle caviglie e con il seno scoperto, cantando per lui.
Alla coppia Aphrodite/Adone sono sacri i profumi, i giardini e i cibi afrodisiaci preparati con farina, olio, miele e frutti.
Viene chiamato "demone ottimo dai molti nomi" negli inni orfici ed è sovrapposto a Dioniso in qualità di Dioniso Infero, Eubuleo, dalle due corna rigogliose che rinforzano la vegetazione.
Le Adonie, feste a lui consacrate, si festeggiavano tra aprile e maggio.
Durante queste feste le ragazze esponevano i loro Giardini Effimeri e li sacrificavano al dio che tornava.
Le stesse ragazze che piangevano la sua scomparsa con l'inizio dell'inverno, come Aphrodite piangeva la morte dell'amato.
I Giardini Effimeri.
Se il cinghiale divenne simbolo della natura spenta dai rigori invernali, ma che torna a crescere fiorente con il ritorno della Primavera, c'era un modo per le giovani donne a lui devote, per non lasciarlo mai morire del tutto nemmeno durante la cattiva stagione.
Si trattava di coltivare piccoli giardinetti in vaso a lui dedicati, che si potevano tenere in casa durante l'inverno, e che poi venivano sacrificati in onore di Adonis quando tornava la primavera e il dio tornava a vivere.
I giardini effimeri erano per lo più di colture vegetali a fioritura rapida ma di breve vita: finocchio, lattuga, aneto.
Per lo più si ricavavano da un'anfora rotta a metà.
In epoca cristiana quest'usanza, che continuava ad essere molto seguita, venne ovviamente condannata e i giardini visti come emblemi di vanitas pagana o anche di sterilità, in quanto duravano il tempo di una stagione e gettati via presto.
Il passo fu breve e ben presto bennero stigmatizzati come simboli di onanismo e omosessualità.
Si trattava di coltivare piccoli giardinetti in vaso a lui dedicati, che si potevano tenere in casa durante l'inverno, e che poi venivano sacrificati in onore di Adonis quando tornava la primavera e il dio tornava a vivere.
I giardini effimeri erano per lo più di colture vegetali a fioritura rapida ma di breve vita: finocchio, lattuga, aneto.
Per lo più si ricavavano da un'anfora rotta a metà.
In epoca cristiana quest'usanza, che continuava ad essere molto seguita, venne ovviamente condannata e i giardini visti come emblemi di vanitas pagana o anche di sterilità, in quanto duravano il tempo di una stagione e gettati via presto.
Il passo fu breve e ben presto bennero stigmatizzati come simboli di onanismo e omosessualità.