Pan
_ORIGINE DEL NOME: Πάν deriva dal greco paein, cioè "pascolare", e infatti Pan era il dio pastore, il dio della campagna e dei pascoli. Il nome è però simile a πᾶν, che significa "tutto", ed è l'origine del suo nome accreditata dall'opinione comune.
DERIVAZIONI MITOLOGICHE: La figura mitologica ricalca l'eroe solare vedico Pushan, il cui nome, dal verbo sanscrito pūṣyati, significherebbe "colui che fa prosperare". Inoltre è assimilato a Phanes (Φάνης, da φαίνω phainō , "che porta la luce") [---> quindi FAUNO], altro nome di Protogonos (Πρωτογόνος, "primo nato"). In alcuni miti infatti è descritto come il più antico degli Olimpi, se è vero che aveva bevuto con Zeus il latte da Amaltea, allevato i cani di Artemide e insegnato l'arte divinatoria ad Apollo.
I latini lo associarono a Fauno, versione maschile (poi figlio, fratello o marito, a seconda del mito) di Fauna, e come tale era lo spirito di tutte le creature naturali, più tardi legato anche alla foresta (della quale invece il dio era Silvanus), all'abisso, al profondo.
Suoi attributi sono le zampe e le corna da capro, lo strumento a fiato detto appunto ‘flauto di Pan’ o ‘siringa’ (in realtà una sorta di zampogna, ricavato, secondo il mito, dal giunco in cui fu trasformata la ninfa Siringa) e un vigoroso membro maschile eretto. Protettore della pastorizia e come tale cultore della musica e della vita selvaggia, Pan si connota per l’esuberanza sessuale (simbolo consueto di fecondità) e il suo culto è localizzato soprattutto in Arcadia. Ad Atene esso venne importato - secondo una preziosa testimonianza di Erodoto - subito dopo la battaglia di Maratona (490 a.C.).
GENITORI: Zeus / ninfa Callisto - Hermes / ninfa Driope (mito più diffuso).
Si dice che Driope (o Penelope) subito dopo aver messo al mondo Pan lo abbandonò tanto era rimasta inorridita dalla sua bruttezza. Era infatti più simile ad un animale che ad un uomo in quanto il corpo era coperto da ispido pelo; dalla bocca spuntavano delle zanne ingiallite; il mento era ricoperto da una folta barba; in fronte aveva due corna e al posto dei piedi aveva due zoccoli caprini.
Ermes, impietosito da questo bambino al quale la natura non aveva certo fatto dono di alcuna grazia, decise di portarlo nell'Olimpo al cospetto degli altri dei, dove, nonostante il suo aspetto, fu accolto con benevolenza. Pan infatti aveva un carattere gioviale e cortese e tutti gli dei si rallegravano alla sua presenza. In particolare Dioniso lo accolse con maggior entusiasmo tanto che divenne uno dei suoi compagni prediletti ed insieme facevano scorribande attraverso i boschi e le campagne rallegrandosi della reciproca compagnia.
Pan era un abile pastore, e si dice inoltre che fosse un esperto allevatore di api.
Gli si attribuivano rumori notturni di origine inesplicabile. Dalla paura che essi causavano deriva il detto "timor panico".
Si narra che egli sedusse Selene, celando il nero pelo caprino sotto un vello bianco. La Dea non lo riconobbe e acconsentì all'unione. Tale leggenda si riferisce probabilmente all'atto sessuale svolto al chiaro di luna a Beltane, notte in cui la Dea e il Dio si uniscono carnalmente per procreare.
LA STORIA DEL FLAUTO DI PAN:Pan era fondamentalmente un dio silvestre che amava la natura, amava ridere e giocare. Amò e sedusse molte donne tra le quali la ninfa Eco e Piti, la dea Artemide e Siringa, figlia della divinità fluviale Ladone, della quale si innamorò perdutamente. La fanciulla però non solo non condivideva il suo amore ma quando lo vide fuggì inorridita, terrorizzata dal suo aspetto caprino. Corse e corse Siringa inseguita da Pan e resasi conto che non poteva sfuggirgli iniziò a pregare il proprio padre perchè le mutasse l'aspetto in modo che Pan non potesse riconoscerla. Ladone, straziato dalle preghiere della figlia, la trasformò in una canna nei pressi di una grande palude.
Pan, invano cercò di afferrarla ma la trasformazione avvenne sotto i suoi occhi. Afflitto, abbracciò le canne ma più nulla poteva fare per Siringa. A quel punto recise la canna, la tagliò in tanti pezzetti di lunghezza diversa e li legò assieme. Fabbricò così uno strumento musicale al quale diede il nome di "siringa" (che ai posteri è anche noto come il "flauto di pan") dalla sventurata fanciulla che pur di non sottostare al suo amore, fu condannata a vivere per sempre come una canna.
Ovidio, nelle Metamorfosi, ne parla così:
“Pan che, mentre tornava dal colle Liceo, la vide, col capo cinto d'aculei di pino, le disse queste parole...». E non restava che riferirle: come la ninfa, sorda alle preghiere, fuggisse per luoghi impervi, finché non giunse alle correnti tranquille del sabbioso Ladone; come qui, impedendole il fiume di correre oltre, invocasse le sorelle dell'acqua di mutarle forma; come Pan, quando credeva d'aver ghermito ormai Siringa, stringesse, in luogo del suo corpo, un ciuffo di canne palustri e si sciogliesse in sospiri: allora il vento, vibrando nelle canne, produsse un suono delicato, simile a un lamento e il dio incantato dalla dolcezza tutta nuova di quella musica: «Così, così continuerò a parlarti», disse e, saldate fra loro con la cera alcune canne diseguali, mantenne allo strumento il nome della sua fanciulla.”
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Rappresentazione della natura in tutta la sua forza selvaggia, il dio Pan è sempre stato visto come la forza generatrice in forma maschile, e ancor oggi viene riconosciuto dalla religione wiccan come il padre benefico, contrapposto alla Dea, la Terra, Gea, che è la forza primaria.
In quanto fecondatore ha avuto fin dall'inizio una grande connotazione sessuale, che assieme al suo aspetto repellente ne hanno fatto il simbolo della supremazia maschile.
Le grandi corna, le zampe irsute e gli zoccoli, la coda, la folta barba, nonché la forte carica sessuale, la capacità di generare panico solo con il suo aspetto e con il suo urlo, resero inevitabile che con l'avvento del cristianesimo venisse identificato col diavolo. Oppure, come dichiarano alcuni studiosi, che sia stato assimilato alla religione cristiana con questo nome. Il mito secondo il quale Pan sarebbe l'unico Dio, benchè immortale, ad aver incontrato la morte potrebbe essere ricondotto proprio a questo.
Da sempre a Pan e ai suoi satiri sono state associate le ninfe, creature primordiali, spiriti stessi della natura, che da essa sono state generate. Fanciulle bellissime, anch'esse depositarie di una forte carica sessuale, al punto che dal loro nome è derivata, in tempi moderni, la parola ninfomane.
Le ninfe e i satiri sempre si sono accoppiati nel folto delle foreste, sotto le fronde di querce millenarie, in un gioco sessuale antichissimo. Era quella l'occupazione primaria di siffatte creature, esseri creati dalla natura stessa e da essa dominati.
IMPORTANTE: Pan è il dio delle streghe, fortemente legato alla Luna, alle forze della grande Madre, della Dea. Secondo Plutarco, con l'avvento del cristianesimo Pan muore, ma molti non sono d'accordo con l'autore, affermando altresì che Pan non è morto ma giace addormentato. Per quanto infatti il Cristianesimo tentò di assimilare Pan al diavolo e quindi di ucciderlo, per altri egli può risvegliarsi, se si recupera la connessione personale con la natura e con l'istinto. I greci chiamavano Egocero (capra cornuta) il gruppo di stelle formanti la costellazione del Capricorno, identificandolo con Pan. Gli antichi greci spiegarono lo strano aspetto del Capricorno identificandolo con il dio Pan, quando partecipò alla Titanomachia, contribuendo in modo determinante alla vittoria di Zeus contro Tifone. Quando Tifone, il mostro che la Madre Terra aveva generato con Tartaro, per vendicarsi dell'eccidio dei suoi figli, i Giganti, si lanciò con la sua mole alla conquista dell'Olimpo, gli dei fuggirono terrorizzati in Egitto e lì si nascosero assumendo forme di animali: Pan cercò di mettersi in salvo tuffandosi in acqua e trasformandosi in pesce, cosa che gli riuscì solo a metà (ecco il perché dello strano aspetto). Nello scontro mitologico, Tifone ebbe in un primo momento la meglio su Zeus. Pan intervenne ed emise un urlo così terrificante che suscitò nella fanciulla quello che in seguito sarebbe stato chiamato “panico”. Il re degli dei riuscì allora a sconfiggere il gigantesco mostro, atterrandolo con le sue micidiali folgori e seppellendolo poi sotto l'Etna, la cui periodica attività continua a segnalare la rabbia di Tifone per la sconfitta subita. Nel significato astronomico di questo mito, Zeus rappresenta il Sole che nel suo viaggio annuale raggiungeva il solstizio invernale, dove le forze delle tenebre e del caos sono sul punto di sconfiggerlo ma è soccorso da Pan, allegoria del Capricorno, che lo faceva rinascere liberandolo dalla grotta buia.
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Links:
www.isolafelice.info/flauto_dio_pan.htm
www.arcadia93.org/pan.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Pan
www.latelanera.com/divinita-demoni-...ggio.asp?id=152
A Pan era consacrata la festa dei Lupercalia, che ha dato origine (in maniera del tutto distorta ed estremamente edulcorata) a quella festa senza senso che è San Valentino. Chissà se non è per via di un residuo di memoria cellulare che tantissime persone la sera del 14 febbraio vanno a cena per convenzione ma si sentono estremamente a disagio come se ci fosse qualcosa di sbagliato....
Ecco un articolo scritto molto bene, lo copio così com'è. La versione completa di immagini si trova qui www.placidasignora.com/category/per...piccoli-perche/
Il giorno di San Valentino, dolce e tenero, pullulante cuoricini, cioccolatini e pucci pucci tra innamorati, trae in realtà origine da una delle feste pagane più oscene e licenziose dell’antica romanità: i Lupercalia.
Pan Luperco (identificabile poi in Fauno) era il silvano dio della fertilità, delle messi e degli armenti, che proteggeva dagli assalti dei lupi.
Febbraio era il “mensis februarius” (da “februo”, purificare), consacrato alla Dea Iunio Februata (Giunone Purificatrice), considerato alloral’ultimo mese dell’anno e dedicato appunto alla Purificazione delle cose e degli uomini.
I riti iniziavano alle calende del mese col rito della Februatio, processioni di fanciulle che giravano per Roma tenendo in mano purificanti candele accese (la futura Candelora).
Invece alle idi (metà mese) i sacerdoti di Luperco, detti Luperci, gestivano due giorni di cerimonie dedicate alla purificazione dei corpi per favorire la fecondità, ben descritte da Plutarco nelle Vite parallele (Vita di Cesare, cap. 61).
La sera del 14 febbraio, le donne di qualunque età che non avevano mai partorito, scrivevano il loro nome su pezzetti di coccio che venivano messi in un grande orcio; la stessa cosa facevano gli uomini in un altro orcio (ed ecco l’orgine storica dei bigliettini di San Valentino).
Poi, in una sorta di lotteria, i nomi venivano estratti contemporaneamente a sorte formando delle coppie che il 15 febbraio, insieme alla popolazione tutta, si radunavano sul colle Palatino in una grotta chiamata Lupercale, dove la leggenda voleva che Romolo e Remo fossero stati allattati dalla Lupa.
I sacerdoti sacrificavano a Luperco delle capre e un cane, e consacravano Luperci due ragazzi patrizi segnandoli col sangue di capra sulla fronte e lavandoglielo poi con lana bianca bagnata di purificatore latte caprino.
Scuoiate le capre, ne tagliavano le pelli ancora calde e gocciolanti in strisce dette “februa” (purificatrici) o “amiculum Iunonis”, che i due ragazzi nudi si legavano ai fianchi a contatto dei genitali.
In realtà le februa erano fruste che i due novelli Luperci, correndo attorno al Palatino come forsennati, usavano per fustigare selvaggiamente chi capitava loro a tiro; soprattutto donne, che si offrivano volontariamente alle “februate”, considerate metodo sicuro per ottenere la fertilità.
Finita la corsa e le frustate, iniziavano ovunque feste, banchetti e libagioni ove le coppie che il caso aveva unito il giorno prima, erano da quel momento libere di congiungersi quando, dove e come gli pareva, sino alla gravidanza di lei.
Se avveniva, bene.
Se ci si piaceva, ci si sposava pure.
Sennò amici come prima e ci si riprovava il 14 febbraio dell’anno dopo.
I Lupercalia durarono sino al 496 dC, quando Papa Gelasio I li proibì, eleggendo il martire Valentino vescovo di Terni come santo protettore degli innamorati e stabilendone la festa proprio il 14 febbraio, e sostituendo definitivamente Luperco e la Dea Purificatrice Giunone con la ricorrenza, il 15, della Purificazione di Maria Vergine.
Da vedere anche www.tanogabo.it/festa_san_valentino.htm (dettagliato).
DERIVAZIONI MITOLOGICHE: La figura mitologica ricalca l'eroe solare vedico Pushan, il cui nome, dal verbo sanscrito pūṣyati, significherebbe "colui che fa prosperare". Inoltre è assimilato a Phanes (Φάνης, da φαίνω phainō , "che porta la luce") [---> quindi FAUNO], altro nome di Protogonos (Πρωτογόνος, "primo nato"). In alcuni miti infatti è descritto come il più antico degli Olimpi, se è vero che aveva bevuto con Zeus il latte da Amaltea, allevato i cani di Artemide e insegnato l'arte divinatoria ad Apollo.
I latini lo associarono a Fauno, versione maschile (poi figlio, fratello o marito, a seconda del mito) di Fauna, e come tale era lo spirito di tutte le creature naturali, più tardi legato anche alla foresta (della quale invece il dio era Silvanus), all'abisso, al profondo.
Suoi attributi sono le zampe e le corna da capro, lo strumento a fiato detto appunto ‘flauto di Pan’ o ‘siringa’ (in realtà una sorta di zampogna, ricavato, secondo il mito, dal giunco in cui fu trasformata la ninfa Siringa) e un vigoroso membro maschile eretto. Protettore della pastorizia e come tale cultore della musica e della vita selvaggia, Pan si connota per l’esuberanza sessuale (simbolo consueto di fecondità) e il suo culto è localizzato soprattutto in Arcadia. Ad Atene esso venne importato - secondo una preziosa testimonianza di Erodoto - subito dopo la battaglia di Maratona (490 a.C.).
GENITORI: Zeus / ninfa Callisto - Hermes / ninfa Driope (mito più diffuso).
Si dice che Driope (o Penelope) subito dopo aver messo al mondo Pan lo abbandonò tanto era rimasta inorridita dalla sua bruttezza. Era infatti più simile ad un animale che ad un uomo in quanto il corpo era coperto da ispido pelo; dalla bocca spuntavano delle zanne ingiallite; il mento era ricoperto da una folta barba; in fronte aveva due corna e al posto dei piedi aveva due zoccoli caprini.
Ermes, impietosito da questo bambino al quale la natura non aveva certo fatto dono di alcuna grazia, decise di portarlo nell'Olimpo al cospetto degli altri dei, dove, nonostante il suo aspetto, fu accolto con benevolenza. Pan infatti aveva un carattere gioviale e cortese e tutti gli dei si rallegravano alla sua presenza. In particolare Dioniso lo accolse con maggior entusiasmo tanto che divenne uno dei suoi compagni prediletti ed insieme facevano scorribande attraverso i boschi e le campagne rallegrandosi della reciproca compagnia.
Pan era un abile pastore, e si dice inoltre che fosse un esperto allevatore di api.
Gli si attribuivano rumori notturni di origine inesplicabile. Dalla paura che essi causavano deriva il detto "timor panico".
Si narra che egli sedusse Selene, celando il nero pelo caprino sotto un vello bianco. La Dea non lo riconobbe e acconsentì all'unione. Tale leggenda si riferisce probabilmente all'atto sessuale svolto al chiaro di luna a Beltane, notte in cui la Dea e il Dio si uniscono carnalmente per procreare.
LA STORIA DEL FLAUTO DI PAN:Pan era fondamentalmente un dio silvestre che amava la natura, amava ridere e giocare. Amò e sedusse molte donne tra le quali la ninfa Eco e Piti, la dea Artemide e Siringa, figlia della divinità fluviale Ladone, della quale si innamorò perdutamente. La fanciulla però non solo non condivideva il suo amore ma quando lo vide fuggì inorridita, terrorizzata dal suo aspetto caprino. Corse e corse Siringa inseguita da Pan e resasi conto che non poteva sfuggirgli iniziò a pregare il proprio padre perchè le mutasse l'aspetto in modo che Pan non potesse riconoscerla. Ladone, straziato dalle preghiere della figlia, la trasformò in una canna nei pressi di una grande palude.
Pan, invano cercò di afferrarla ma la trasformazione avvenne sotto i suoi occhi. Afflitto, abbracciò le canne ma più nulla poteva fare per Siringa. A quel punto recise la canna, la tagliò in tanti pezzetti di lunghezza diversa e li legò assieme. Fabbricò così uno strumento musicale al quale diede il nome di "siringa" (che ai posteri è anche noto come il "flauto di pan") dalla sventurata fanciulla che pur di non sottostare al suo amore, fu condannata a vivere per sempre come una canna.
Ovidio, nelle Metamorfosi, ne parla così:
“Pan che, mentre tornava dal colle Liceo, la vide, col capo cinto d'aculei di pino, le disse queste parole...». E non restava che riferirle: come la ninfa, sorda alle preghiere, fuggisse per luoghi impervi, finché non giunse alle correnti tranquille del sabbioso Ladone; come qui, impedendole il fiume di correre oltre, invocasse le sorelle dell'acqua di mutarle forma; come Pan, quando credeva d'aver ghermito ormai Siringa, stringesse, in luogo del suo corpo, un ciuffo di canne palustri e si sciogliesse in sospiri: allora il vento, vibrando nelle canne, produsse un suono delicato, simile a un lamento e il dio incantato dalla dolcezza tutta nuova di quella musica: «Così, così continuerò a parlarti», disse e, saldate fra loro con la cera alcune canne diseguali, mantenne allo strumento il nome della sua fanciulla.”
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Rappresentazione della natura in tutta la sua forza selvaggia, il dio Pan è sempre stato visto come la forza generatrice in forma maschile, e ancor oggi viene riconosciuto dalla religione wiccan come il padre benefico, contrapposto alla Dea, la Terra, Gea, che è la forza primaria.
In quanto fecondatore ha avuto fin dall'inizio una grande connotazione sessuale, che assieme al suo aspetto repellente ne hanno fatto il simbolo della supremazia maschile.
Le grandi corna, le zampe irsute e gli zoccoli, la coda, la folta barba, nonché la forte carica sessuale, la capacità di generare panico solo con il suo aspetto e con il suo urlo, resero inevitabile che con l'avvento del cristianesimo venisse identificato col diavolo. Oppure, come dichiarano alcuni studiosi, che sia stato assimilato alla religione cristiana con questo nome. Il mito secondo il quale Pan sarebbe l'unico Dio, benchè immortale, ad aver incontrato la morte potrebbe essere ricondotto proprio a questo.
Da sempre a Pan e ai suoi satiri sono state associate le ninfe, creature primordiali, spiriti stessi della natura, che da essa sono state generate. Fanciulle bellissime, anch'esse depositarie di una forte carica sessuale, al punto che dal loro nome è derivata, in tempi moderni, la parola ninfomane.
Le ninfe e i satiri sempre si sono accoppiati nel folto delle foreste, sotto le fronde di querce millenarie, in un gioco sessuale antichissimo. Era quella l'occupazione primaria di siffatte creature, esseri creati dalla natura stessa e da essa dominati.
IMPORTANTE: Pan è il dio delle streghe, fortemente legato alla Luna, alle forze della grande Madre, della Dea. Secondo Plutarco, con l'avvento del cristianesimo Pan muore, ma molti non sono d'accordo con l'autore, affermando altresì che Pan non è morto ma giace addormentato. Per quanto infatti il Cristianesimo tentò di assimilare Pan al diavolo e quindi di ucciderlo, per altri egli può risvegliarsi, se si recupera la connessione personale con la natura e con l'istinto. I greci chiamavano Egocero (capra cornuta) il gruppo di stelle formanti la costellazione del Capricorno, identificandolo con Pan. Gli antichi greci spiegarono lo strano aspetto del Capricorno identificandolo con il dio Pan, quando partecipò alla Titanomachia, contribuendo in modo determinante alla vittoria di Zeus contro Tifone. Quando Tifone, il mostro che la Madre Terra aveva generato con Tartaro, per vendicarsi dell'eccidio dei suoi figli, i Giganti, si lanciò con la sua mole alla conquista dell'Olimpo, gli dei fuggirono terrorizzati in Egitto e lì si nascosero assumendo forme di animali: Pan cercò di mettersi in salvo tuffandosi in acqua e trasformandosi in pesce, cosa che gli riuscì solo a metà (ecco il perché dello strano aspetto). Nello scontro mitologico, Tifone ebbe in un primo momento la meglio su Zeus. Pan intervenne ed emise un urlo così terrificante che suscitò nella fanciulla quello che in seguito sarebbe stato chiamato “panico”. Il re degli dei riuscì allora a sconfiggere il gigantesco mostro, atterrandolo con le sue micidiali folgori e seppellendolo poi sotto l'Etna, la cui periodica attività continua a segnalare la rabbia di Tifone per la sconfitta subita. Nel significato astronomico di questo mito, Zeus rappresenta il Sole che nel suo viaggio annuale raggiungeva il solstizio invernale, dove le forze delle tenebre e del caos sono sul punto di sconfiggerlo ma è soccorso da Pan, allegoria del Capricorno, che lo faceva rinascere liberandolo dalla grotta buia.
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Links:
www.isolafelice.info/flauto_dio_pan.htm
www.arcadia93.org/pan.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Pan
www.latelanera.com/divinita-demoni-...ggio.asp?id=152
A Pan era consacrata la festa dei Lupercalia, che ha dato origine (in maniera del tutto distorta ed estremamente edulcorata) a quella festa senza senso che è San Valentino. Chissà se non è per via di un residuo di memoria cellulare che tantissime persone la sera del 14 febbraio vanno a cena per convenzione ma si sentono estremamente a disagio come se ci fosse qualcosa di sbagliato....
Ecco un articolo scritto molto bene, lo copio così com'è. La versione completa di immagini si trova qui www.placidasignora.com/category/per...piccoli-perche/
Il giorno di San Valentino, dolce e tenero, pullulante cuoricini, cioccolatini e pucci pucci tra innamorati, trae in realtà origine da una delle feste pagane più oscene e licenziose dell’antica romanità: i Lupercalia.
Pan Luperco (identificabile poi in Fauno) era il silvano dio della fertilità, delle messi e degli armenti, che proteggeva dagli assalti dei lupi.
Febbraio era il “mensis februarius” (da “februo”, purificare), consacrato alla Dea Iunio Februata (Giunone Purificatrice), considerato alloral’ultimo mese dell’anno e dedicato appunto alla Purificazione delle cose e degli uomini.
I riti iniziavano alle calende del mese col rito della Februatio, processioni di fanciulle che giravano per Roma tenendo in mano purificanti candele accese (la futura Candelora).
Invece alle idi (metà mese) i sacerdoti di Luperco, detti Luperci, gestivano due giorni di cerimonie dedicate alla purificazione dei corpi per favorire la fecondità, ben descritte da Plutarco nelle Vite parallele (Vita di Cesare, cap. 61).
La sera del 14 febbraio, le donne di qualunque età che non avevano mai partorito, scrivevano il loro nome su pezzetti di coccio che venivano messi in un grande orcio; la stessa cosa facevano gli uomini in un altro orcio (ed ecco l’orgine storica dei bigliettini di San Valentino).
Poi, in una sorta di lotteria, i nomi venivano estratti contemporaneamente a sorte formando delle coppie che il 15 febbraio, insieme alla popolazione tutta, si radunavano sul colle Palatino in una grotta chiamata Lupercale, dove la leggenda voleva che Romolo e Remo fossero stati allattati dalla Lupa.
I sacerdoti sacrificavano a Luperco delle capre e un cane, e consacravano Luperci due ragazzi patrizi segnandoli col sangue di capra sulla fronte e lavandoglielo poi con lana bianca bagnata di purificatore latte caprino.
Scuoiate le capre, ne tagliavano le pelli ancora calde e gocciolanti in strisce dette “februa” (purificatrici) o “amiculum Iunonis”, che i due ragazzi nudi si legavano ai fianchi a contatto dei genitali.
In realtà le februa erano fruste che i due novelli Luperci, correndo attorno al Palatino come forsennati, usavano per fustigare selvaggiamente chi capitava loro a tiro; soprattutto donne, che si offrivano volontariamente alle “februate”, considerate metodo sicuro per ottenere la fertilità.
Finita la corsa e le frustate, iniziavano ovunque feste, banchetti e libagioni ove le coppie che il caso aveva unito il giorno prima, erano da quel momento libere di congiungersi quando, dove e come gli pareva, sino alla gravidanza di lei.
Se avveniva, bene.
Se ci si piaceva, ci si sposava pure.
Sennò amici come prima e ci si riprovava il 14 febbraio dell’anno dopo.
I Lupercalia durarono sino al 496 dC, quando Papa Gelasio I li proibì, eleggendo il martire Valentino vescovo di Terni come santo protettore degli innamorati e stabilendone la festa proprio il 14 febbraio, e sostituendo definitivamente Luperco e la Dea Purificatrice Giunone con la ricorrenza, il 15, della Purificazione di Maria Vergine.
Da vedere anche www.tanogabo.it/festa_san_valentino.htm (dettagliato).